Analisi costi/benefici per una società a “rischio zero”

22.07.2020

Guardandomi intorno, vedo un enorme dispersione di risorse per arrivare al concetto utopistico del "rischio zero". E' un tema di stretta attualità che abbiamo vissuto sulla nostra pelle, ma che può essere esteso a tutti gli ambiti. Tecnologie per azzerare le possibilità di incidenti, digitalizzazione e domotica per eliminare ogni possibilità di errore, software sofisticatissimi per prevedere, correggere, controllare ogni azione della nostra vita. Uno sforzo immane per eliminare quel "fattore umano" che sembra essere diventato un elemento negativo. Proverò, perché ci credo fortemente, a rovesciare il concetto. Perché invece non tornare a puntare proprio su quello che negli ultimi anni è stato visto come un limite da superare in tutti i modi, senza per altro riuscirci, perché semplicemente impossibile, perché ci sarà sempre una variabile non prevista o prevedibile, perché la perfezione così come il rischio zero, l'impatto zero, la neutralità tecnologica non esisteranno mai. Credo che il fattore umano sarà sempre quello in grado di fare la differenza, di reagire agli imprevisti "imprevedibili", questione di scelte a volte basate più sull'istinto che sui calcoli matematici, sensibilità. Capacità di adattamento, creatività, esperienza, sono tutti elementi che devono rimanere al centro delle nostre azioni, ma che vanno addestrate, incentivate, allenate. Temo, perché lo vedo nella realtà, che invece questa ricerca spasmodica della perfezione, del rischio zero, atrofizzi queste qualità umane. Consegnare ad un automobilista una vettura che fa tutto da se', ovviamente spingo il concetto per rendere l'idea, atrofizza la capacità di reazione del guidatore. Stiamo andando verso un futuro in cui non saremo più artefici del nostro destino, ma lo vedremo scorrere inermi ed incapaci di intervenire, sui binari di algoritmi predeterminati, con buona pace dell'imponderabile, un futuro privo di quelli lampi di genialità imprevedibile, una noia mortale, questa si. Insegniamo ai giovani a reagire agli imprevisti, a pensare controcorrente, a volte anche a non pensare ma agire d'istinto, a sviluppare la propria sensibilità, a fidarsi delle proprie intuizioni, ci allontaneremo dall'utopia del "rischio zero", ma torneremo ad appassionarci, a rischiare, a sbagliare, a imparare, a vivere vite reali che valgono la pena di essere vissute, a non essere prevedibili, padroni assoluti del proprio destino, senza deleghe in bianco.

Marco Fasoli