Auto Moto d’Epoca, apre a Padova il salone delle emozioni

22.10.2020

Apre oggi a Padova il Salone Auto Moto d'Epoca, una manifestazione oramai da tempo salita agli onori della cronaca come una delle kermesse più importanti a livello internazionale. La ricetta è sempre quella: sogni su due e quattro ruote per tutti, possibilità di realizzarli per molti ed una commistione oramai consolidata da anni tra passato, presente e futuro, legati tra loro dal filo irresistibile dell'emozione. Dopo il Salone di Milano, anche Padova non rinuncia ad aprire i propri padiglioni, a conferma che l'unica cosa che non deve mai fermarsi è la possibilità di sognare...Appassionati provenienti da tutta Europa avranno come di consueto di che lustrarsi gli occhi e come sempre ognuno potrà ritrovarsi a tu per tu con il proprio sogno, sia esso proibito, sia accessibile. Proprio nei sogni accessibili trovo che risieda il grande successo di questo tipo di manifestazione; al di la delle supercar e dei pezzi unici, è possibile infatti trovare quello che magari "piace solo a te"....la vettura o la moto di quando eri bambino, quella che ti ricorda persone ed affetti, spensieratezza e momenti felici....terapeutico e ringiovanente più di una seduta dal chirurgo plastico, oggi più che mai. E il presente ed il futuro rappresentato dalla sempre più massiccia presenza delle Case auto che portano qui le proprie novità ( Mercedes con la sua Classe S, Bentley con la nuova Bentayga e BMW con la sua cruiser R18, che incarna al meglio questo legame tra passato e futuro) devono adeguarsi a tanta storia e passione, devono parlare di emozione, ma solo con linee e motori e non con sintetizzatori vocali e intelligenze artificiali. In mezzo a tanto fascino devono rispondere con le stesse armi, viceversa ne uscirebbero a pezzi davanti a quello che ha passato i decenni senza fare una piega o perdere nulla in termini di fascino, bellezza e creatività...e forse fa piacere anche a loro, per una volta, essere raccontate, ammirate e desiderate, per una volta, come automobili.

Marco Fasoli