Automotive: brutto, sporco e cattivo a chi?

26.04.2020

Dopo aver previsto un ritorno ad un ruolo centrale dei mezzi privati, siano essi moto o automobili, dovuti ai cambiamenti dei nostri stili di vita che apriranno anche a chi se ne era allontanato nuove prospettive per il mercato riavvicinando nuovi clienti, ho anche auspicato un cambio di rotta da parte della politica e dei sindaci delle grandi città in primis: le crociate demagogiche in nome di tesi appoggiate su ipotesi del tutto errate. Purtroppo la mia speranza è stata subito vanificata dalle dichiarazioni di intenzioni ancora imbarazzanti. I mezzi pubblici saranno pressoché inutilizzabili, se non con disagi enormi e non tutti hanno la fortuna di lavorare e vivere talmente vicino da poter utilizzare biciclette e monopattini, senza contare l'enorme importanza dell'automobile, così come quella delle due ruote (a motore), per dare la possibilità di tornare padroni del proprio tempo libero e incentivare un turismo che per forza di cose tornerà ad essere di breve medio raggio, all'interno della regione inizialmente, e per un tempo indeterminabile, nazionale. Tutto questo senza contare l'impatto economico che dette politiche penalizzano un comparto che occupa e vale moltissimo anche in forma di gettito fiscale per il nostro Paese. In una fase di "riaccensione" dei motori, mi aspetterei che si creino le condizioni per permetterla, se non incentivare, almeno non ostacolarla come del resto sempre fatto anche prima di questa emergenza. Veniamo al punto di oggi. Il settore automotive viene troppo spesso dipinto come brutto, sporco e cattivo. A queste anime belle si potrebbe ricordare che nessun comparto ha investito e ridotto il proprio impatto sull'ambiente come quello automobilistico. Stretto in normative sempre pi stringenti, al limite del possibile, ha dovuto immettere nella ricerca e sviluppo valanghe di investimenti. Probabilmente se la stessa severità da parte delle istituzioni (europee in particolari) e impegno dagli attori in causa, fosse stato applicato a tutti gli altri comparti si sarebbero alzate proteste e levate di scudi. Ma l'auto è sporca e cattiva, tanto sporca da essere responsabile di ben lo 0,6 % delle emissioni globali di CO2 a livello globale. Questo vuole dire che tutte le auto circolanti nel mondo producono lo 0,6% di CO2 a fronte di una produzione imputabile alle attività umane del 40%. Già così fa piuttosto impressione, perché ai meno attenti, sembra che l'automobile sia il primo nemico dell'ambiente e questa narrazione demagogica e faziosa, danneggia uno dei comparti più virtuosi sotto a questo punto di vista ma a questo dato si aggiungono anche i dati sulle PM10 che in questi giorni di blocco scagionano le automobili, visto che questi non stanno calando. Se volgiamo trarre una lezione da questo esperimento di blocco totale del traffico a cui siamo stati obbligati dall'emergenza in corso, questa è che bloccare le automobili non ha che effetti marginali sulle polveri sottili. Secondo me, il lato su cui occorrerà investire, saranno le infrastrutture, occorrerà rendere il più efficiente possibile la circolazione, prevedere parcheggi, strade a più corsie, semafori "intelligenti", non certo creare strettoie e chicane da kartodromi in favore di marciapiedi più larghi della carreggiata, inutili ed inutilizzati. Bisognerà smettere di penalizzarla fiscalmente e con tassazioni controproducenti anche per il gettito dello Stato, è incredibile introdurre nuove tasse che non solo non portano benefici alle casse dell'erario, ma addirittura sono a saldo negativo, solo per demagogia. Sono fermamente convinto che l'automobile potrà giocare, come sempre avvenuto dopo momenti di depressione, un ruolo fondamentale nella ripresa economica, se glielo si concederà.

Marco Fasoli