Citroen C5 Aircross: Il piacere di riappropriarsi della propria libertà

14.01.2020

In un'epoca di iperconnettività, di "always online", di overdose tecnologica, è facile perdere di vista quello che serve davvero in favore di bisogni indotti, artificiali ed artificiosi, che tutto fanno, tranne migliorare la qualità della nostra vita. L'automobile è forse uno degli oggetti che più di altri sta vivendo questa ubriacatura tecnologica, perdendo gran parte del suo fascino e della sua funzione di strumento di libertà, di macchina per il tempo libero, che per essere davvero libero deve poterci appunto liberare da quelle schiavitù, vizi e abitudini che oggi hanno saturato la nostra vita. Essere online solo quando strettamente necessario è un esercizio diventato oggi tanto difficile, quanto fondamentale per riappropriarsi dei veri piaceri della vita. In questo senso ho apprezzato il nuovo spot con cui Citroen sta reclamizzando il proprio SUV C5 Aircross. Finalmente un racconto dove non si parla di infotainment, connettività, guida autonoma, possibilità di chiacchierare con un'algida interfaccia che ci capisce ancor meno di quanto capiti nei rapporti reali, di possibilità di chiudere, aprire, riscaldare, accendere, spegnere e spostare la vettura in remoto, tramite sempre più stucchevoli app, funzioni di cui, pensateci un attimo, non avevamo alcun bisogno. Lo spot racconta semplicemente la voglia di libertà, il piacere del viaggio, il lusso, perché di lusso si tratta, di potersi ritagliare uno spazio solo per noi, per godersi la propria compagna, famiglia, amici, o semplicemente lasciarsi rapire in silenzio dalla realtà circostante, troppo spessa ignorata in favore di schermi attraverso i quali, e solo attraverso i quali, sembriamo capaci di osservare la realtà...realtà che perde i suoi contorni...che smette di esserlo, in quanto solo riproduzione di essa. Uno spot quello della Citroen C5 che rivaluta la migliore essenza di una vettura come strumento di libertà, capace di farci raggiungere luoghi che difficilmente sono raggiungibili con altri mezzi, fuori dalle rotte degli aerei low cost e dei treni ad alta velocità, ma anche luoghi mentali dove ritrovare sé stessi. Credo che l'automobile debba essere questo e che proprio in questo risulti un mezzo tuttora impareggiabile, un'inarrivabile "dream machine" da weekend e tempo libero, una zona franca da relax, un oggetto edonistico che deve dare piacere, rappresentare uno stile di vita, permetterci di disconnetterci dalla routine quotidiana. 

La ricerca dei protagonisti dello spot di una zona "libera" senza segnale è un'immagine tanto controcorrente, quanto attraente, una chimera raggiungibile, un suggerimento...forse una tendenza per un futuro che potrebbe essere più umanizzato ed umanizzante di quanto vogliano farci credere.

Marco Fasoli