Essere solo buoni, bravi e corretti non suscita emozioni

09.11.2020

In un periodo folle in cui tutto quello che attiene alla vita reale viene congelato, insieme alla voglia di libertà, socialità e gestione del tempo libero, sostituti da simulacri online che, da novità per molti attraenti, diventano la normalità e che perdendo quel carattere di eccezionalità mostrano molto più chiaramente la loro intrinseca "vuotezza" di emozionalità, la comunicazione dovrebbe tornare a spingere forte proprio su valori considerati troppo frettolosamente superati, sposando una narrazione che vada a toccare proprio delle corde legate al "buon vivere" e alle aspirazioni eterne che, a differenza di quelle artificiosamente create, non tramonteranno mai. Fiat che presenta la sua nuova 5oo elettrica parlando di rinascita e attingendo alla storia di questa icona, Jeep che sfata i luoghi comuni, che sono anche i topic su cui tropo spesso ci siamo appiattiti raccontando di automobili, oppure accennando semplicemente alle tecnologie di bordo, sottolineando poi con enfasi, come alla fine quello che conta sono i valori intrinsechi del nome Jeep e quello che questo brand rappresenta da sempre, sono solo alcuni esempi di quella che secondo me dovrebbe essere una "nouvelle vague" della comunicazione. Rivediamo gli spot degli anni '80 e '90 pieni di simboli di successo, di edonismo, vestiamoli di nuovo e forse si tornerà a fare sognare. Il politically correct tanto amato, e abusato, ha un effetto deprimente, ha lo stesso appeal che aveva la prima della classe a scuola, quella saccente e petulante, bravissima, ma insopportabile.

Marco Fasoli